Intervento di mons. Philip Tartaglia (arcivescovo di Glasgow) alle esequie di don Renato Coronelli

     Vorrei cogliere questo momento per affermare la mia profonda tristezza per la morte di don Renato Coronelli. Ho perso un amico e sento dolorosamente la sua mancanza. Doveva venire da me alla fine del mese come soleva fare da più di dieci anni. E quest’anno non verrà perché è stato chiamato, non a casa mia, ma alla casa del Padre eterno. Dovrei gioire in questo, e, da credente, da sacerdote, da vescovo  gioisco, ma non senza  sentire il dolore umano della sua scomparsa.

     E trovo doveroso offrire ai 

fratelli di Renato, alla famiglia, ai parenti tutti, alla Comunità del Seminario di Venegono, ai seminaristi, ai suoi colleghi professori ed educatori, alle comunità parrochiali della Vanganna dove serviva da anni da sacerdote assistente al parroco, dove era molto amato da tutti, dove mi portò diverse volte, perfino a fare la cresima ai giovani, a tutti voi e a tutti suoi amici, vorrei offrire le mie condoglianze più sincere e sentite. Per quanto mi disse e scrisse, per quanto ho visto con gli occhi, vi ha sempre amato tutti, si è dedicato  totalmente a voi in Cristo Gesù. Prego che la sua anima generosa sarà ammessa senza indugio alla gloria della risurrezione e avrete in don Renato insieme a Maria e ai Santi un altro avvocato celeste.

     La mia intenzione nel parlare a voi in questa circostanza sarebbe soprattutto di dare voce a quella parte della vita e degli affetti di don Renato che riservava per la Scozia e, per quanto posso, per l’Irlanda.

Sono anni che don Renato passava le settimane della pausa estiva in Scozia e in Irlanda, e da 10-12 anni alloggiava da me per un paio di settimane almeno. “Quando verrà don Renato?”, mi chiede la signora che governa la mia casa. E poi quando riparte dopo più di due settimane, lo interroga dicendo: “Ma don Renato, come mai rimane così poco?”. E dopo la sua partenza, la signora dirà: “La casa sembra vuota senza don Renato”. E volontieri faceva la lavanderia per lui, gli dava da mangiare e metteva a posto la sua camera. Si vede che col passare degli anni si è affezionata a lui.

     Visitando d’estate la Scozia e l’Irlanda, Renato costruì una rete di amicizie molto più larga di quanto io capisca, con sacerdoti e con persone e famiglie le piu diverse. Tant’è vero che se io presentavo lui alla mia famiglia e ai miei amici, è altrettanto vero che lui presentava me ai suoi amici di Glasgow che io non conoscevo.

     E in questo si poteva percepire in Renato un dono per la persona che sapeva toccare nell’intimo gli individui che incontrava. E aveva un tocco pastorale perfetto che induceva le persone a rispondergli con vera simpatia e ringraziamento.

     Molte volte dava a loro un piccolo dono (una crocetta, una medaglietta, un santino). E le persone, anche quelle che non andavano molto in chiesa o che non erano cattolici, apprezzavano questo gesto come il gesto di un vero uomo di fede e di compassione.  In questo, oso dire che don Renato fu un modello per sacerdoti e seminaristi.

     E per sottolineare questo punto, vi posso dire che ci sono persone scozzesi che hanno fatto di tutto per arrivare in questa Basilica per partecipare a questa funzione per Renato. C’è chi è venuto direttamente dalla Scozia; chi da Roma, come il rettore del Pontificio Collegio Scozzese, don Dan Fitzpatrick; e ci sono alcuni che – essendo già in viaggio in Italia e venuti a sapere della morte del nostro amico - hanno cambiato strada per essere qui oggi, persone nella cui casa don Renato è andato insieme a me a mangiare, di cui conosceva perfino i nomi dei bambini e seguiva le loro vicende di anno in anno. I contatti come questi che Renato creò sono numerosi e sono veramente umani, e sono sicuro che ci sono molti altri a me non noti.

     Devo confessare che ci fu un tema sportivo molto importante nelle gite di don Renato in Scozia. Fu tifoso molto fedele di una squadra calcistica della mia città natale, Glasgow, e cioè il famoso Celtic di Glasgow, che fu fondato nel tardo ottocento dalla comunità cattolica scoto-irlandese di Glasgow e ha conservato fino a oggi questi legami culturali e storici. Fu una passione, questa per il Celtic, che condiveva con me e con altri suoi amici scozzesi. Era normale che noi due andassimo allo stadio insieme per seguire la nostra squadra. E se io non potevo andarci, andava lui lo stesso, anche in trasferta e spesso senza di me.

     Per accorciare una narrativa lunga, Renato venne alla conoscenza del Presidente del Celtic e dei dirigenti della Società. Lo invitavano in tribuna d’onore come ospite della Società, gli assicuravano biglietti per le partite, e sinceramente apprezzavano la passione e l’amicizia di questo sacerdote milanese per la squadra. Tant’è vero che, quando arrivò la notizia della sua morte, sul sito iternet ufficiale del Celtic Football Club apparve una dichiarazione di condoglianze della Società per Renato.  E lo stesso Presidente della Società mi pregò di offrire a nome suo le condoglianze della Società a tutti voi e allo stesso tempo ha spedito una corona di fiori a nome del Celtic Football Club, corona che in questo momento è vicino alla bara di don Renato.

     Vi racconto queste cose per farvi capire un po’ come Renato diventò vicino a tante persone tramite le sue visite estive a Glasgow e anche in Irlanda. Ed è importante notare che la sua vicinanza a loro fu sempre quella di un sacerdote. Loro capirono questo. Lo stimarono per questo, anzi si affezionarono a lui proprio per questo: in lui, sacerdote, si vedeva in qualche modo il volto di Gesù.

     Per concludere, ricordo don Renato Coronelli volentieri come un uomo unico, un caro amico e un sacerdote bravo e fedele. Fu un vero discepolo e amico del nostro Signore Gesù Cristo.

     Che riposi in pace. Requiescat in pace. Amen.

Basilica del Seminario Arcivescovile di Milano

Venegono Inferiore - Italia

11 Luglio 2016